Comandante della Polizia municipale condannato per rifiuto di atti d’ufficio per le denunce e querele non trasmesse

Inutile per il pubblico ufficiale difendersi definendo il fatto come frutto di una mera dimenticanza. L’inerzia era infatti grave essendosi protratta per oltre cinque mesi ed avendo interessato la totalità delle pratiche

Comandante della Polizia municipale condannato per rifiuto di atti d’ufficio per le denunce e querele non trasmesse

Nel tranquillo paese lombardo di cui si parla, l'attenzione si è concentrata sul Comandante della Polizia locale, accusato di non aver inviato alla Procura diverse denunce, scatenando così un'ipotesi di reato per omissione di atti d'ufficio.

Inizialmente, i giudici di primo grado non hanno ravvisato elementi sufficienti per condannare il Pubblico Ufficiale, poiché quest'ultimo ha giustificato la sua condotta come una mera dimenticanza. Tale posizione è stata però ribaltata dai giudici d'Appello, che hanno ritenuto evidente la responsabilità del Comandante, infliggendogli una pena di otto mesi di reclusione.

Con il ricorso in Cassazione, l'avvocato difensore ha cercato di sostenere che le azioni del Comandante non fossero un rifiuto consapevole, bensì dovute a inerzia o scarsa sensibilità istituzionale. Tuttavia, i giudici di terzo grado hanno respinto tali argomentazioni, confermando la condanna emessa in Appello.

Secondo quanto sottolineato, l'omissione di atti d'ufficio può configurarsi anche in caso di inerzia prolungata che comporti un rifiuto implicito, senza la necessità di una manifestazione formale di volontà. L'urgenza dell'atto richiesto dalla legge richiede un'azione senza indugi, soprattutto quando si tratta di procedimenti penali che necessitano di un intervento tempestivo.

I giudici hanno evidenziato la gravità delle azioni del Comandante, sottolineando che la sua inerzia è perdurata per un lungo periodo e ha coinvolto la totalità delle pratiche, con poche eccezioni. Non è stata trovata alcuna giustificazione nel trattenere le denunce, considerando le ridotte dimensioni del Comune e il relativo carico di lavoro.

Le azioni del Comandante, secondo i giudici, rivelano un intento deliberato di evitare le proprie responsabilità, evidenziato anche dalle sue azioni sospette e dalle scarse giustificazioni fornite. La gravità delle conseguenze delle denunce non trasmesse, inclusi furti di auto e casi di guida senza patente, ha messo in pericolo la sicurezza stradale e ha reso evidente la necessità di agire prontamente.

In conclusione, la condotta del Comandante è stata giudicata con dolo e gravità, poiché l'omissione prolungata e le azioni ambigue dimostrano un'intenzione deliberata di eludere i propri doveri. La conferma della condanna in via definitiva sottolinea l'importanza di rispettare i doveri istituzionali e di agire con tempestività e responsabilità in ambito giudiziario.

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