Condannato per stalking e diffamazione: inchiodato da Whatsapp
Un uomo è stato condannato per atti di stalking e diffamazione contro la sua ex compagna. I giudici hanno rilevato il grave comportamento dell'uomo, sia nella vita reale che online, includendo la diffusione su WhatsApp di una foto offensiva mirata alla donna

Questo caso riguarda un uomo che è stato accusato di aver perseguitato la sua ex compagna e di averla offesa con una foto offensiva sul suo profilo WhatsApp. I giudici hanno stabilito che l'uomo è colpevole di atti persecutori e diffamazione, causando alla donna ansia e timore, oltre a danneggiare la sua reputazione.
Anche se il difensore dell'uomo ha sollevato obiezioni, le corti hanno confermato la condanna per i reati citati. Le situazioni conflittuali tra l'uomo e la sua ex compagna, unite alle aggressioni verbali dei familiari di quest’ultima e agli ostacoli posti dalla donna per il diritto dell'uomo di vedere la figlia, non giustificano i comportamenti violenti, minacce e offese dell’imputato.
Sulla questione della diffamazione, i giudici non hanno creduto alla versione del protagonista della vicenda in esame, il quale ha affermato di aver commesso un semplice errore nell'impostare la foto incriminata come profilo WhatsApp. Anche se la foto è stata rimossa, l'offesa alla vittima rimane rilevante secondo le leggi.
Infine, i giudici hanno chiarito che la diffamazione si configura quando il messaggio può essere letto da più persone, anche se la persona offesa è inclusa tra i lettori. Nel caso in questione, la divulgazione del messaggio offensivo tramite il profilo WhatsApp dell'uomo è stata considerata come un'offesa, poiché era accessibile a tutti i contatti nella sua rubrica telefonica. (Cass. pen., sez. V, ud. 23 gennaio 2024 (dep. 24 aprile 2024), n. 17141).