Donna condannata per l’ossessione mostrata verso l’ex marito che ha una nuova compagna
Per i giudici non ci sono dubbi: è legittimo parlare di stalking. La donna ha perseguitato l’ex marito e la nuova compagna di quest’ultimo

Sacrosanto catalogare come stalking il comportamento ossessivo della donna che perseguita l’ex marito e la sua nuova compagna poiché non riesce ad accettare la loro relazione. Impossibile ridimensionare la condotta tenuta dall’ex moglie solo perché essa non ha provocato la rottura del legame tra l’uomo e la nuova partner. I giudici sottolineano, innanzitutto, l’humus di cui si è nutrita la condotta persecutoria accertata in capo alla donna, vale a dire il clima di forte conflittualità sorto tra lei e le persone offese e dovuto alla mancata accettazione da parte sua della relazione dell’ex marito con la nuova compagna ed al contrasto tra lei e l’ex coniuge per la gestione della vita e dei reciproci rapporti con le loro figlie minori. Per quanto concerne le ripercussioni subite dalle due vittime dello stalking messo in atto dalla donna, i giudici sottolineano lo stato di grave ansia e paura in cui si sono venute a trovare le persone offese, alla luce del ripetersi ossessivo delle molestie, del coinvolgimento delle figlie minori, del numero e del tenore dei contatti telefonici molesti e dei messaggi inviati tramite Whatsapp inviati alle vittime, e, infine, delle incursioni in casa delle vittime, incursioni improvvise e destabilizzanti, compiute dalla donna sfruttando sovente il diritto genitoriale di vedere le figlie minori. (Sentenza 47135 del 13 dicembre 2022 della Corte di Cassazione)