Esclusa la condanna per la coltivazione di tre piante di cannabis
Per i giudici è evidente l'inoffensività della condotta, posto che è stato riconosciuto l'uso personale della droga rinvenuta

Niente condanna per l’uomo che detiene sostanze stupefacenti e si dedica alla coltivazione di tre piante di cannabis. Per i giudici è evidente l'inoffensività della condotta oggetto del processo, posto che è stato riconosciuto l'uso personale della droga rinvenuta e non vi sono elementi idonei a sostenere una destinazione anche a terze persone del prodotto della coltivazione di cannabis. Su quest’ultimo fronte, poi, viene sottolineato che l’uomo si era dedicato ad un numero limitatissimo di piante - appena tre -, coltivate in maniera del tutto rudimentale, mediante il semplice invaso con collocazione nel giardino della sua casa. Per fare chiarezza, poi, i giudici hanno richiamato il principio secondo cui il reato di coltivazione di stupefacenti è configurabile indipendentemente dalla quantità di principio attivo estraibile nell'immediatezza, essendo sufficienti la conformità della pianta al tipo botanico previsto e la sua attitudine, anche per le modalità di coltivazione, a giungere a maturazione e a produrre sostanza ad effetto stupefacente, mentre, tuttavia, non integra il reato di coltivazione di stupefacenti, per mancanza di tipicità, una condotta di coltivazione che, in assenza di significativi indici di un inserimento nel mercato illegale, denoti un nesso di immediatezza oggettiva con la destinazione esclusiva all'uso personale, in quanto svolta in forma domestica, utilizzando tecniche rudimentali e uno scarso numero di piante, da cui ricavare un modestissimo quantitativo di prodotto. (Sentenza 8442 del 24 febbraio 2023 della Corte di Cassazione)