L’operatività prolungata del ‘graffitaro’ rende più grave la sua condotta
Messa in discussione l’assoluzione per tenuità dei fatti. Ciò anche perché ci si trova di fronte ad una cospicua pluralità di condotte criminose reiterate nel tempo

A rischio condanna il ‘graffitaro’ che imperversa per ben diciassette mesi, deturpando e imbrattando mezzi pubblici, muri stradali, facciate di immobili, inclusi alcuni edifici facenti parte del patrimonio storico-artistico mondiale. Davvero difficile dare una lettura buonista della condotta da lui tenuta per lungo tempo. Smentita perciò in Cassazione l’assoluzione decisa in Appello per una presunta tenuità delle condotte tenute dal ‘graffitaro’. In particolare, i magistrati hanno rilevato che ci si trova di fronte ad una cospicua pluralità di condotte criminose reiterate nel tempo, mentre, osservano, è stata riconosciuta in secondo grado l’applicabilità della causa di non punibilità, però senza rendere conto di alcuna valutazione del periodo di tempo in cui sono state realizzate le condotte contestate né della gravità delle singole condotte e della tipologia dei beni protetti né della intensità del dolo, testimoniata anche dalla scritta ‘Rimbiancate ancora’ lasciata dal ‘graffitaro’ in diverse occasioni, scritta da leggere come una vera e propria provocazione. (Sentenza 7251 del 21 febbraio 2023 della Corte di Cassazione)