Picchia la moglie e poi fa sesso con lei: legittima la condanna del marito
Logico, secondo i giudici, parlare di violenza sessuale. La donna, intimorita ed umiliata per le percosse subite, ha dovuto sopportare anche un rapporto sessuale assolutamente non voluto in quel frangente

Picchia la moglie e poi la obbliga a fare sesso: marito condannato per violenza sessuale. Irrilevante la lunga durata del matrimonio. Irrilevante il fatto che il rapporto intimo oggetto del processo sia stato simile ad altri consensuali consumati in passato dalla coppia. Ciò che conta, invece, è, precisano i giudici, il fatto che la donna, intimorita ed umiliata per le percosse subite, abbia dovuto sopportare anche un rapporto sessuale assolutamente non voluto in quel momento. I giudici ritengono solido il racconto fatto dalla donna, racconto da cui sono emersi la violenza sessuale e i maltrattamenti da lei subiti.
Per quanto concerne il rapporto sessuale imposto dall’uomo alla consorte, i giudici richiamano le parole della donna, la quale ha riferito le modalità del rapporto sessuale col marito, rappresentando come, dopo un pestaggio di grande violenza – con un ematoma all’occhio e fuoriuscita di sangue – era stata costretta ad un rapporto sessuale non voluto in considerazione della violenza fisica subita in precedenza. Inequivocabile, quindi, la condotta tenuta dall’uomo, anche alla luce del principio secondo cui integra il delitto di violenza sessuale non solo la violenza che pone il soggetto passivo nell’impossibilità di opporre tutta la resistenza possibile, realizzando un vero e proprio costringimento fisico, ma anche quella che si manifesta con il compimento di atti idonei a superare la volontà contraria della persona offesa, soprattutto se la condotta criminosa si esplica in un contesto ambientale tale da vanificare ogni possibile reazione della vittima. (Sentenza 3969 del 31 gennaio 2023 della Corte di Cassazione)